Claudio Bosotin: “Quando con Vialli vincevamo sempre”

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Ci è venuto a trovare in redazione Claudio Bosotin, per molti anni magazziniere della Sampdoria, che ha vissuto il periodo d’oro della squadra blucerchiata, quando si vincevano coppe, uno scudetto e si disputava una finale di Coppa dei Campioni.
“Boso” è per me un amico. Ci conosciamo da quando eravamo bambini, abbiamo frequentato le scuole medie insieme ed abbiamo vissuto gli anni delle vasche in via Cantore, delle discoteche affollate dove iniziavano i primi amori e dei tanti amici che morivano a causa delle droghe pesanti. Il nostro incontro è cominciato parlando di quegli anni ma, dopo poco, siamo passati all’argomento “Samp d’Oro”.
– Claudio come hai fatto a diventare un dipendente della Sampdoria?
Negli anni ’80 installavo tende da sole e siccome facevo parte degli Ultras Tito Cucchiaroni, di cui ero stato uno dei fondatori nel 1969, ero in contatto con Claudio Nassi, che in quell’epoca era il direttore sportivo della Samp. Siccome il mio lavoro non mi piaceva molto chiesi a Nassi se c’era la possibilità di diventare un dipendente della società blucerchiata. Lui mi disse che ne avrebbe parlato con il presidente Paolo Mantovani e che sicuramente mi avrebbe dato una risposta.
– La risposta è arrivata?
Sì, dopo pochi giorni sono stato convocato da Mantovani. Dovevo presentarmi il martedì pomeriggio nella sede di via XX Settembre. Purtroppo, proprio quel giorno il presidente fu colpito da un infarto. Passarono alcune settimane e una sera ricevetti una telefonata di Nassi che mi diceva: ‘Mantovani ti vuole incontrare per assegnarti un incarico all’interno della società’. Fissammo un appuntamento, ma, in quei giorni, scoppiò lo scandalo petroli e il presidente fu costretto a rifugiarsi in Svizzera e così anche quell’incontro saltò. Ormai pensavo che le mie possibilità di entrare a lavorare nella Samp non c’erano più. Credevo che il mio sogno fosse svanito per sempre.
– E invece…
Quando pensavo che tutto sarebbe andato in alto mare ricevetti una lettera scritta a mano da Paolo Mantovani. Una lettera che possiedo ancora e conservo gelosamente come un tesoro, nella quale c’era scritto: ‘Mi sto attivando per cercare qualcosa che vada bene. Ti farò sapere quanto prima’. Dalla delusione passai alla grande gioia: il presidente Mantovani mi faceva entrare nella Sampdoria.
– Quando iniziò l’avventura?
Cominciò nella stagione 80/81 quando l’allenatore era Enzo Riccomini e la Samp era in serie B. Subito il mio compito era quello di tenere curato il campo di Bogliasco. Poi, un giorno, mi dissero che dovevo andare a Roma con la squadra perché il magazziniere non stava bene. Quel giorno è stato l’inizio della mia nuova carriera che mi ha permesso di vivere gli anni d’oro della Samp e di passare giornate intere con dei grandissimi calciatori.
– Raccontaci qualcosa su questi grandi giocatori…
Grazie a Mantovani il primo grande ad arrivare fu Liam Brady, seguito da Trevor Francis e da un ragazzino di diciassette anni che arrivava dal Bologna, Roberto Mancini, il nostro fantastico Bobby Gol. Il presidente stava gettando le basi alla Samp dell’epoca d’oro. Soltanto a fare i nomi di questi giocatori mi vengono i brividi: Luca Vialli, Graeme Souness, Toninho Cerezo, Pietro Vierchowod, Attilio Lombardo, Gianluca Pagliuca, Fausto Pari, Luca Pellegrini, Beppe Dossena, Gianni Invernizzi, Ivano Bonetti, Marco Lanna, Srecko Katanec, Oleksiy Mykhaylychenko e tutti gli altri che hanno regalato momenti indimenticabili ai tifosi. Con tanti di questi calciatori ero amico anche fuori dal campo. Tutti i giorni ci sentivamo al telefono, organizzavamo cene e feste, serate piacevoli e tante cose davvero divertenti. Erano ragazzi che, oltre ad essere bravissimi a giocare a calcio, erano davvero simpaticissimi.
– Con chi di loro ti sei divertito di più?
Ti ripeto era un gruppo fantastico, ma devo ammettere che il più divertente era Luca Vialli. Ci ha lasciato troppo presto e per noi sampdoriani è un vuoto incolmabile. Lo sentivo spesso negli ultimi tempi e sapevo che stava facendo di tutto per diventare il presidente della Sampdoria. Peccato che quel terribile tumore lo abbia ucciso dopo cinque anni di malattia. Sono sicuro, però, che altri grandi ex giocatori della Samp stanno pensando al futuro della società blucerchiata. Ne sono certo perché amano tantissimo quella squadra e faranno il possibile per vederla tornare nell’olimpo del calcio come in quegli anni quando erano loro a scendere in campo.
– Dicevi che Vialli era il più divertente…
Sì, lui era davvero simpaticissimo. Entrava nello spogliatoio e, invece di cambiarsi normalmente come facevano tutti gli altri, iniziava a fare lo strip-tease a tempo di musica, facendo ridere tutti i compagni. Poi, si metteva davanti allo specchio e parlava da solo come se avesse davanti l’avversario di quel giorno e gridava ‘Non mi fai paura! Non mi fai paura!’. Tutte le domeniche portava la foto della squadra contro cui si giocava, la attaccava a un sacco e la iniziava a colpire come fosse un pungiball.  Con me aveva una cabala speciale prima delle partite e mi diceva: ‘Boso sai cosa devi fare, vero?’. Allora io accendevo una sigaretta e lui tirava due boccate, per poi dirmi: ‘Ora posso entrare e fare goal’. Alla sera spesso uscivamo e facevamo le ore piccole. Per lui alzarsi al mattino presto era impossibile e così arrivava quasi sempre in ritardo a Bogliasco. Per non farsi beccare dal mister saliva di nascosto in palestra, si bagnava tutto per sembrare sudato e quando scendeva in campo, sempre mezz’ora dopo gli altri, diceva che aveva fatto un lungo preriscaldamento con gli attrezzi. Luca era davvero fantastico e devo dire che aveva un grande successo con le donne. Erano soprattutto star della TV. Non posso fare i nomi ma vi assicuro che sono state parecchie.
– E Mancini…
Anche Roberto era simpatico e si divertiva spesso con noi. Ma era più attento di Luca quando si facevano le serate in giro. Nello spogliatoio scherzava e rideva, ma appena entrava in campo diventava serio e severo. La sua vittima preferita era Attilio Lombardo. Roby lo sgridava in continuazione, ma appena finiva la partita tornavano grandi amici. Infatti, ancora oggi Attilio collabora con Mancini in Nazionale.
– Vialli e Mancini si sentivano davvero fratelli?
Certo, più che fratelli. Erano gemelli, non solo del goal. Il loro è stato un rapporto intenso sul campo di gioco, dove si trovavano a meraviglia, e anche nella vita. La più grande dimostrazione l’hanno data dopo la vittoria della squadra azzurra agli Europei. L’immagine del loro abbraccio sul campo di Wembley ha un grande significato per tutti, ma per loro due è stata anche una rivincita dopo la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona il 20 maggio 1992.
– Purtroppo, ora per la Samp è tutto cambiato…
Il calcio è cambiato. Non è più quello di una volta e per la Samp è sicuramente un momento difficile. Forse il più brutto dal 1946 ad oggi, ma io sono ottimista e sono certo che torneremo presto ad essere una società e una squadra di calcio di alto livello.
La speranza di Bosotin è anche quella di tutti i tifosi blucerchiati che continuano sempre a sventolare le bandiere blucerchiate in tutti gli stadi d’Italia e a gridare sempre “Forza Sampdoria”.

Stefano D’Oria
Gazzettino Sampierdarenese, gennaio 2023

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