Dalla Maratona di New York
a coach professionista

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Il 3 novembre scorso sul sito del Gazzettino Sampierdarenese è stato pubblicato un articolo dal titolo: “Teresa Mancuso: una sampierdarenese alla Maratona di New York”. Teresa è davvero una donna da ammirare: madre di tre figli, un maschio, Gabriele, che frequenta la facoltà di Odontoiatria, e due ragazze, le gemelle Diletta e Rachele, che studiano al Liceo Gobetti. Ma, oltre ad essere mamma, Teresa è anche una professionista molto apprezzata perchè è un architetto di livello.
Personalmente ho la fortuna di conoscere questa donna e, nella mia veste di modesto giornalista della nostra “piccola città”, ho avuto la possibilità di poterla intervistare.

– Ci puoi raccontare la tua esperienza alla Maratona di New York?
È stata davvero meravigliosa. Fino a qualche anno fa non avrei mai creduto di riuscire a fare una corsa di oltre 42 km, invece ci sono riuscita e devo ammettere che è stata una grandissima soddisfazione“.

– Dove è nato il tuo desiderio di partecipare alla maratona più famosa del mondo?
Dobbiamo tornare indietro di qualche anno, cioè nel periodo della clausura causato dall’arrivo del Covid. Parlo del 2020, quando tutti eravamo costretti a chiuderci in casa. Come tantissime altre persone avevo tanti momenti di smarrimento e incertezza e cercavo su Internet una possibilità di uscire da quello stato. Un giorno, casualmente, ho scoperto il sito ‘Riparto da zero’ di Roberto Cerè“.

– Cosa hai scoperto in quel sito?
“Ho fatto un corso di quattro giorni su Zoom che mi ha spiegato come fare il ‘MICAP Master Internazionale in Coaching ad Alte Prestazioni’ un percorso che dura tre anni che prevede diverse prove per diventare coach professionista“.

– Tra queste la Maratona di New York, ma so che prima della grande corsa hai fatto un’altra prova molto impegnativa.
Sì, la prima prova pratica l’ho fatta l’anno scorso con il ‘campo di sopravvivenza’. Sette giorni in un bosco del Molise, senza cellulare, bivacco improvvisato fatto solo con un telo impermeabile e corde all’addiaccio, cibarsi solo con quattro scatolette da 70 gr. l’una e, in più, fare prove pratiche come scalare delle rocce e fare il bagno nell’acqua gelata di un lago. Insomma, un’intera settimana senza nessuna comodità. Abbiamo imparato molte cose proprio per sopravvivere e insegnare agli altri come comportarsi in caso di necessità estrema, tipo un naufragio o dopo la caduta di un aereo“.

– Quale è stata la cosa più bella di quei sette giorni?
Sicuramente stare una settimana senza telefono!“.

– A novembre è arrivata la maratona…
Sì, una bellissima esperienza che mi ha permesso di scoprire una città meravigliosa“.

– Ora quali sono i tuoi programmi futuri?
Le prove pratiche col MICAP le ho fatte tutte. Fra qualche giorno parteciperò ad una crociera nel Mediterraneo insieme alle mie figlie, Diletta e Rachele, poi dovrò fare altre prove non fisiche che terminerò con un esame finale per diventare coach professionista. Però voglio continuare a fare maratone e, di sicuro, il prossimo anno parteciperò a quella di Berlino che, a differenza di quella di New York, è tutta in pianura, quindi a detta di coloro che l’hanno già percorsa, molto più facile“.

– Quali sono le altre prove che ti aspettano?
La terza prova è quella di raggiungere e mantenere per sempre il proprio peso forma e per farlo si deve imparare a mangiare con piacere e intelligenza. Il quarto obiettivo è quello di realizzare un libro. Ho già in mente di scrivere la storia della mia vita: dalla mia nascita ad oggi, con tutti gli eventi positivi e negativi della mia esistenza. Quinto passo il tirocinio che serve a sviluppare le capacità di leadership, di motivare, di gestire e far crescere le persone. Sesta prova è quella di farsi pubblicare un articolo che racconti il proprio percorso e i successi raggiunti con la maratona. Questo punto credo di averlo raggiunto con questa intervista sul Gazzettino Sampierdarenese e con l’articolo apparso sul vostro sito. Infine, ci saranno un ciclo di esami scritti e orali, rigorosi e approfonditi, per diventare finalmente una coach professionista davvero preparata“.

– Insomma, un percorso lungo e difficoltoso, ma ricco di soddisfazioni…
Sì, ma sicuramente essere riuscita a concludere la maratona di New York in 5 ore e 36 minuti è la soddisfazione più grande. Non ci avrei mai creduto e, invece, ce l’ho fatta. Se ripenso agli ultimi due chilometri al Central Park mi viene il panico. Sembra che la fine del percorso non arrivi mai. Ho continuato a correre e quando ho visto il traguardo quasi non ci credevo. Invece ce l’avevo fatta davvero“.
Non possiamo che complimentarci con Teresa per tutto quello che è riuscita a fare e siamo certi che nel prossimo futuro saprà stupirci con tante altre iniziative che non servono soltanto a lei ma a tante persone che nella vità hanno la necessità di essere aiutate per capire che si può uscire dalle varie problematiche della nostra esistenza reagendo in maniera positiva, sia con il corpo, sia con la mente.
Ora aspettiamo che corra la maratona di Berlino per poter pubblicare un altra sua foto con la medaglia tra le labbra.

Stefano D’Oria

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